Antefatto: in seguito alla cacciata dall'Università Iberoamericana di
Enrique Peña Nieto (vedi puntata precedente, Il calcio e la politica) e alle
successive dichiarazioni del Partito Rivoluzionario Istituzionale che non si
trattava di studenti bensì di un gruppo di affiliati del rivale Andrés Manuel
López Obrador, alcuni giovani universitari si sono ribellati e, tesserino alla
mano, sono andati a protestare di fronte alla sede di Televisa, rea di aver
avvalorato le false affermazioni del PRI.
Poco dopo Rodrigo Serrano, iscritto
alla facoltà di comunicazione, pubblica un tweet in cui dice: “Sono uno
studente della Ibero, non sono un porro (membro di un gruppo d'urto,
Ndt), non sono un acarreado (chi provoca danni, Ndt), nessuno mi ha
addestrato, sono orgoglioso di quello che hanno fatto i miei compagni e sono
contro Peña Nieto”. Il giorno dopo il ragazzo organizza un evento in Facebook
in cui invita gli universitari a mandargli filmati in cui danno voce all'indignazione.
Ne arrivano 132. Con il materiale Serrano monta Yo soy 131 (perché uno
dei mittenti all'ultimo ci ripensa) e lo pubblica su Youtube. Il video diventa
un trending topic mondiale trasformando quella che era iniziata come una
piccola protesta in un fenomeno internazionale. Al gruppo, che adotta il nome
#YoSoy132 come simbolo di una nuova lotta studentesca apartitica, si uniscono i
colleghi delle università di tutto Messico, intellettuali di sinistra, artisti
e cantanti – tra i quali Julieta Venegas, Ximena Sariñana, Carla Morrison,
Sonidero Mestizo e Natalia Lafourcade – che un sabato di giugno si esibiscono
in un concerto per sostenere i “132”.
Il resto è storia, una storia amara considerato che nonostante le
accuse – e le prove – di una elezione sporca, a fine agosto il Tribunale
Federale Elettorale ufficializza la vittoria di Enrique Peña Nieto. Ma
#YoSoy132 non si dà per vinto. Dopo aver organizzato una marcia funebre
all'indomani della formalizzazione presidenziale, il 2 ottobre proclama uno
sciopero nazionale in ricordo del massacro di Tlatelolco. Già di prima mattina
membri del movimento studentesco occupano la città universitaria per
commemorare gli omicidi commessi dal Governo Federale quarantaquattro anni
prima.
Per non dimenticare uno dei più sanguinosi massacri della storia del
Messico, quando la sera del 2 ottobre 1968, l'esercito e la polizia sparano
contro le migliaia di studenti che manifestavano in Plaza de las Tres Culturas
per chiedere maggiore libertà di espressione, così come oggi la chiedono ad
alta voce i giovani di tutto Messico. Perché, come canta Natalia Lafourcade in Un
derecho de nacimiento, scritta per #YoSoy132, non siamo nati senza causa,
non siamo nati senza fede. Questo è un diritto di nascita, è il motore del
nostro movimento. Perché rivendichiamo la libertà di pensiero, se non lo
facciamo è perché stiamo morendo.
(uscito nell'ottobre 2012 su Mexican Radio: una reporter in terra di mariachi, il blog che pubblico ogni mese su Freequency, la rivista per iPad che si può scaricare gratuitamente qui)
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