“In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per
mantenersi vivi e continuare a sognare” - citazione del filosofo francese Henri
Laborit ripresa nel film premio Oscar di Gabriele Salvatores, Mediterraneo.
Quando penso a Mediterraneo non posso non pensare
all’ultima scena, quella delle melanzane, in cui il sergente Lorusso di Diego
Abatantuono dice al tenente Montini e all’attendente Farina: “Non si viveva poi
così bene in Italia. Non ci hanno lasciato cambiare niente. E allora... e allora gli ho detto: ‘Avete vinto voi, ma almeno non
riuscirete a considerarmi vostro complice’. Così gli ho detto. E sono venuto
qui...”
Tra italiani (emigrati)
è facile ritrovarsi a fare questi discorsi quando ci si incontra per il mondo.
A me l’ultima volta è successo poco più di un mese fa a Mazunte, a circa 80
chilometri a sud di Puerto Escondido – quello di Salvatores – quando ho fatto
la conoscenza del bassista che suona con la regina di Oaxaca, la cantante Lila
Downs. Ero nel backstage in attesa di intervistarla quando appare Giovanni
Buzzurro e tra la folla accalcata di fronte al camerino riesco a gridargli da
una parte all’altra della coda, “Siciliano, eh?”, e lui sorridente, “Sì, e tu
di dove sei?”.
Poco dopo riusciamo
a parlare con un po’ più di calma. Mi racconta che in Italia faceva parte della
band Tinturia con la quale ha diviso il palco con centinaia di artisti, da Roy
Paci ai Bluvertigo. Poi le cose hanno iniziato ad andare di male in peggio nel
mondo della musica. Sono cinque anni che vive in Messico. Ha appena vinto un
Grammy Latino per aver suonato nel miglior
album di musica folclorica di Lila Downs, Pecados y milagros, e dal vivo accompagna anche il trovador messicano Fernando Delgadillo.
Come molti altri, anche
Giovanni non ha nessuna intenzione di tornare a vivere in Italia. D’altronde
Messico è una delle mete preferite dello straniero alla ricerca del sogno americano. Agli italiani che
vivono qui spesso manca solo la cucina, i sapori del mediterraneo. “Ogni volta
che andiamo a suonare in Europa con Lila, approfitto per andare a trovare la
mia famiglia, i miei amici, ma dal prossimo anno ci porta in giro per l’America
Latina mentre l’altra banda che l’accompagna negli Stati Uniti si fa il turno
europeo. Non ci potrò andare più così spesso, ma va bene così. Qui ci sto da
dio.
Ogni tanto” continua Giovanni, “sento i miei vecchi compagni di banda. Alcuni
suonano nei locali per 50 euro a sera. 50 euro! E che ci fai, in Italia?”. “In tempi come questi la fuga è l’unico
mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare”, penso. 50 euro non sono
neanche abbastanza per quello.
(uscito nel gennaio 2013 su Mexican Radio: una reporter in terra di mariachi, il blog che pubblico ogni mese su Freequency, la rivista per iPad che si può scaricare gratuitamente qui)
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