mercoledì 21 maggio 2014

Come in un film di Salvatores

“In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare” - citazione del filosofo francese Henri Laborit ripresa nel film premio Oscar di Gabriele Salvatores, Mediterraneo.

Quando penso a Mediterraneo non posso non pensare all’ultima scena, quella delle melanzane, in cui il sergente Lorusso di Diego Abatantuono dice al tenente Montini e all’attendente Farina: “Non si viveva poi così bene in Italia. Non ci hanno lasciato cambiare niente. E allora... e allora gli ho detto: ‘Avete vinto voi, ma almeno non riuscirete a considerarmi vostro complice’. Così gli ho detto. E sono venuto qui...”

Tra italiani (emigrati) è facile ritrovarsi a fare questi discorsi quando ci si incontra per il mondo. A me l’ultima volta è successo poco più di un mese fa a Mazunte, a circa 80 chilometri a sud di Puerto Escondido – quello di Salvatores – quando ho fatto la conoscenza del bassista che suona con la regina di Oaxaca, la cantante Lila Downs. Ero nel backstage in attesa di intervistarla quando appare Giovanni Buzzurro e tra la folla accalcata di fronte al camerino riesco a gridargli da una parte all’altra della coda, “Siciliano, eh?”, e lui sorridente, “Sì, e tu di dove sei?”.

Poco dopo riusciamo a parlare con un po’ più di calma. Mi racconta che in Italia faceva parte della band Tinturia con la quale ha diviso il palco con centinaia di artisti, da Roy Paci ai Bluvertigo. Poi le cose hanno iniziato ad andare di male in peggio nel mondo della musica. Sono cinque anni che vive in Messico. Ha appena vinto un Grammy Latino per aver suonato nel miglior album di musica folclorica di Lila Downs, Pecados y milagros, e dal vivo accompagna anche il trovador messicano Fernando Delgadillo.

Come molti altri, anche Giovanni non ha nessuna intenzione di tornare a vivere in Italia. D’altronde Messico è una delle mete preferite dello straniero alla ricerca del sogno americano. Agli italiani che vivono qui spesso manca solo la cucina, i sapori del mediterraneo. “Ogni volta che andiamo a suonare in Europa con Lila, approfitto per andare a trovare la mia famiglia, i miei amici, ma dal prossimo anno ci porta in giro per l’America Latina mentre l’altra banda che l’accompagna negli Stati Uniti si fa il turno europeo. Non ci potrò andare più così spesso, ma va bene così. Qui ci sto da dio. 

Ogni tanto” continua Giovanni, “sento i miei vecchi compagni di banda. Alcuni suonano nei locali per 50 euro a sera. 50 euro! E che ci fai, in Italia?”. “In tempi come questi la fuga è l’unico mezzo per mantenersi vivi e continuare a sognare”, penso. 50 euro non sono neanche abbastanza per quello.

(uscito nel gennaio 2013 su Mexican Radio: una reporter in terra di mariachi, il blog che pubblico ogni mese su Freequency, la rivista per iPad che si può scaricare gratuitamente qui


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