lunedì 3 dicembre 2012

Kung Fu Panda è minacciato


Io e il negro abbiamo passato il fine settimana a Salina Cruz, città dello stato di Oaxaca che deve il suo nome alla produzione di sale marino e che è conosciuta 1) per essere uno dei dieci più importanti porti del Messico e 2) per ospitare la maggiore delle sei raffinerie del paese. Di notte la raffineria Antonio Dovalí Jaime, con le sue fiamme che dipingono il cielo nero, rappresenta forse l'unico spettacolo che valga la pena vedere da qualche mirador. Perché Salina Cruz, va detto, è un agglomerato di brutti edifici e strade buttate alla rinfusa lungo la costa, tant'è che una volta un sindaco, in un momento d'ilarità, aveva proposto di dare fuoco alla città per ricostruirla da capo. Però a Salina Cruz vive Pancho, uno dei migliori amici del negro, e così ogni tanto raggiungiamo questo luogo dimenticato da dio per passare una giornata a base di comida, cerveza, chiacchiere e tante risate. 

Quando arriviamo al ristorante che Pancho ha da poco ripreso in gestione, noto subito la presenza di due uomini che ci osservano da lontano. Sono seduti al bar e stonano decisamente con l'ambiente: non bevono e hanno espressioni serie. D'un tratto si avvicina al nostro tavolo uno dei nipoti di Pancho, dallo zaino tira fuori una perfetta riproduzione di una pistola e la punta sul petto dello zio. "Bang! Bang!" dice. "Sei morto". Pancho se la ride e lo ringrazia del regalo. "Questa, di notte, sembra vera", ci dice mostrandoci l'arma di cartone realizzata dal nipote, con tanto di grilletto e caricatore rimovibile. Finito di pranzare ci propone di andare in centro all'Italian Coffee. Quando ci infiliamo in macchina vedo che i due uomini caricano nella loro auto delle custodie di tela nera e mettono in moto, pronti a seguirci. Come se fossero le nostre ombre, ce li ritroviamo fuori dalla caffetteria che lanciano sguardi a destra e manca. Entriamo e prendiamo posto e poco dopo entrano anche loro e si siedono a debita distanza, le custodie mezze flosce – che sembrano contenere una chitarra a una corda sola – al loro fianco. 

Scopro che i due uomini sono le guardie del corpo di Pancho. Armate fino ai denti. Pancho non è milionario, non è un capo della mafia e tantomeno un politico. È un reportero, inviato di La Jornada oltre che direttore del settimanale Evidencias e locutore del notiziario di una radio pirata di Salina Cruz. Qualche mese fa ha pubblicato un articolo nel quale accusava (prove alla mano) Anselmo López – presidente della Unión de Productores y Organizaciones de la Industria Pesquera del Estado de Oaxaca, che si trova a Salina Cruz – di vendere il gasolio che Pemex dà al governo dello stato per distribuirlo in maniera gratuita ai soci della cooperativa di pesca d'altura. In pratica Pemex quest'anno ha consegnato 600.000 litri di gasolio al governo di Oaxaca, che a sua volta li ha dati ad Anselmo López, il quale invece di distribuire gratuitamente 30.000 litri di carburante per nave come avrebbe dovuto, ha chiesto ai pescatori circa 87 mila pesos in contanti per 10.000 litri, importo che poi ha depositato su un conto della Unión

All'indomani dell'uscita dell'articolo Pancho ha iniziato a ricevere le prime minacce di morte e il risultato è stato che la PGR (che non è la band italiana, ma la Procura Generale della Repubblica) lo ha affidato alla protezione dei due poliziotti federali. "Quello più flaco – mi racconta il negro – lavorava a nord, dove è in atto la guerra del narco. Una volta, in mezzo a una sparatoria nella quale un collega era rimasto ferito, si è alzato da dietro l'auto che lo riparava per sparare all'impazzata e coprire i suoi che andavano a recuperare il corpo ancora in vita del compagno. Poi ha avuto un tracollo nervoso e lo hanno dovuto trasferire. Per lui questo incarico è come stare in vacanza" (penso che tanto vacanza non dev'essere se sei costretto a vivere a Salina Cruz, ma non dico niente). "Gli ho chiesto – continua il negro – se è necessario che si portino sempre dietro anche le armi lunghe e mi ha risposto che è per sicurezza. I fucili sono un'arma infallibile in mezzo a una sparatoria". 

Ripenso a quella volta in spiaggia in cui una famiglia di venti persone (zie e nonne comprese) si era impossessata del piccolo spazio all'ombra dove avevamo lasciato i teli da mare approfittando della nostra breve permanenza nel ristorante vicino. Nel vedermi infastidita Pancho aveva fatto come per andare a dichiarare guerra a quella tribù insolente, ma l'espressione (e la stazza) lo aveva fatto somigliare moltissimo a Kung Fu Panda e quando l'avevo fatto notare eravamo scoppiati tutti a ridere. 

Se a quell'epoca ci fossero state le due guardie/ombra con noi ci avrebbero pensato loro a fare "spiaggia pulita".