mercoledì 9 febbraio 2011

Rido (ma ho le lacrime)

Le kappa inutilmente compulsive di Sarita Tommasi

di Andrea Scanzi


Mi ero appena innamorato. Di Anna Maria Bernini, imprecisato onorevole del Pdl. L’avevo vista ad Annozero. Era stata mandata in prima linea, contro il fronte nemico, con la serenità di chi sa di poter fare a meno del due di picche. Essendo briscola quadri.
Bel talento, la Bernini. Pure garbata, a modo suo. Ha esordito dicendo sette volte “iato”, parola che Benedetto Croce riteneva già desueta quando faceva l’analisi testuale della Cavallina storna del Pascoli (sai che palle, il Pascoli). Poi è andata giù di brutto (cit) con parole lisergiche come “carotaggio”, di cui ovviamente ignorava il significato: per quello le diceva. Momenti inebrianti.
La Bernini mi ha colpito per due motivi. Il primo è la sperequazione – altra parola da usare sempre per fare i colti: sperequazione. Non vuol dire nulla, ma colpisce sempre lo spettatore (che è stupido: per questo esistono Pdl e Pd. Per colmare il vuoto con un vuoto al quadrato).
Dicevo, il primo aspetto conturbante di Madama Bernini è la sperequazione tra l’apparente esondazione di botox, che parrebbe tradire il desiderio di affascinare esteticamente, e un look sostanzialmente vedovile, con stivali neri morigerati, senza tacco o ammicco: quasi a dissociarsi dal suo ipotetico chirurgo estetico.
Il secondo vanto della Bernini è l’oculista. E’ lo stesso di Mara Carfagna. Entrambe hanno sempre questa espressione sgranata, questi occhi lussuriosamente a palla. Questo sguardo perennemente stupito, come di chi ha appena visto un’erezione maestosa di Mike Tyson.

Culi flaccidi e Comete di Halley un po’ anziane. Mi ero innamorato, ma è durata poco. Del resto quando ero piccolo
mi innamoravo di tutto (cit), e ora che son grande mica è cambiato nulla. Così mi sono innamorato di Nicole Minetti. Soprattutto quando ha dato del “culo flaccido” a Silvio Berlusconi. Pensateci: uno come Berlusconi può accettarla, un’offesa come “pezzo di merda”. Fa quasi curriculium. E può persino tollerare la definizione “vecchio”, sebbene egli sia immortale e definirlo vecchio sarebbe come dire che la Cometa di Halley è un po’ anziana.
Ma “culo flaccido”, diamine, no. Cribbio, no. Numi santissimi, no. E’ qualcosa che colpisce il narcisismo, che affossa il Sildenafil e offende il cipiglio delle pompette idrauliche. Non si fa.
La mia solidarietà a Berlusconi – ma anche alla Minetti che, in cinque secondi, ha detto più cose di sinistra che D’Alema in tutta la sua vita.
Poi però mi è passata la fascinazione per le LDM (Labbra Dunlop Minettiane) e mi sono nuovamente erotizzato dinnanzi a Lady Santadechè e Ravetto Regna. Le usano come milizia femminista per difendere il Sire dalle accuse di erotomania. Pensateci: i berluscones usano le donne per giustificare un 75enne della sua vita privata (e non solo privata) da apparente satiro. Sarebbe come se chiamassero François Villon per difendere le forche. William Burroughs per promuovere la disintossicazione. O me come venditore di infradito. Sarei credibile? No.
Però loro lo difendono. E la gente gli crede. Come crede alle nipoti di Mubarak. Che poi non erano mica nipoti di Mubarak. Però forse sì. Garantisce l’onorevole risorgimentale Maurizio Paniz: la versione mono di Camillo Benso Conte di Cavour.
Tutto questo però è evaporato e trasfigurato, scemato e sfumato, come lacrime sotto la pioggia (cit).

Sara Tommasi come Rosa Luxemburg. Ed è scemato perché ora esiste solo e soltanto Sara Tommasi. Essa Regna, Signoreggia e Soverchia. Ah, Sara Tommasi. Sarita Tommasi. Quella che credeva di essere a metà strada tra la Fenech e Angelina Jolie. Quella che va a piangere dal simpatico Lauro e l’anziano Sabelli Fioretti, parlando di supermercati che la minacciano e avvelenano (potrebbe provare col biologico).  Quella che ha paura di Lele Mora e lancia strali su Fabrizio Corona. Quella che, insieme ad Aida Yespica (altra arcorina) si faceva spiegare il mondo dal Mahatma dello Strategismo Sentimentale Marra in un monumentale video su Youtube. Quella che mandava auguri al Ministro La Russa, chiamandolo “amore” (stica). Quella che è laureata alla Bocconi ma usa la “k” come i gggggiovani e crede che il congiuntivo ci abbia la rogna (per questo se ne sta così alla larga).
Quella che pare viaggiasse con la guardia del corpo del Presidente del Consiglio (daje).
I suoi sms sono un bignami dell’Italia al tempo di Berlusconi. Se ne sia fatta una minima esegesi.


1) “Amore ho ankora y parfum on the skin“. A chi lo ha scritto? A George Clooney? A Raoul Bova? A Marco Travaglio?
No, a Fabrizio Del Noce. La Tommasi ci aveva ankora l’odore di Del Noce sulla pelle (e con le mani sbucciava cipolle). Che culo. Glosse al testo: 1) Sarita era pagata un tanto a “k”? 2) Quella “y” era un tributo a Chico Caramba Y Carambyta, l’amico di Zagor-te-nay? 3) Ultimamente alla Bocconi danno la lauree un po’ alla cazzo, con rispetto parlando.
2) “Se io mi devo kurare, tu piantala con la cocaina, i cani e le mignotte! E festini sexy non me ne sbatte un cazzo stronzo“. Questo lo scrive a Paolo Berlusconi. Ora, al di là della costruzione sintattica afasica (”e festini sexy non me ne sbatte un cazzo” sembra il costruttore automatico di testi vascobrondiani), affascina il riferimento ai cani: che c’entrano? Capisco la cocaina, capisco le mignotte. Capisco pure i festini: ma i cani? Che male fanno? Che colpa hanno? O era un riferimento puntuto a una imprecisata zoofilia trasversalmente praticata? Mah.
3) “Silvio vergognati! Mi hai fatta ammalare…paga i conti dello psicologo“. Qui cominciano i messaggi a Silvio. Che sarebbe Berlusconi. Il quale, se avesse contribuito a spingere Sarita dallo psicologo, sarebbe forse da plaudire. La stessa Sarita, con un bipolarismo appena accennato, poco dopo chiosa: “Amore perdonami…ho visto solo ora la tua chiamata. Ultimamente ho problemi con il telefono“. E non solo con il telefono.
4) “Spero k il governo americano inizi a dare lustro a quello ignobile nostrano con i 10 requisiti di ammissione ad Harvard. La politica è una cosa seria“. Un minuto dopo: “Non una barzelletta come l’hai intesa tu“. Venti minuti dopo: “10 requisiti per l’ammissione tra le fila dei parlamentari… tu indagato saresti già fuori. Hai capito?”.
Questa è la versione Sarita Luxemburg. La pasionaria della sinistra. Pur non essendo né pasionaria (non politicamente almeno), né di sinistra. Immaginate però se una cosa così la dicesse la Melandri. Già, immaginatelo. E basta.
5) Mi sei mancato tanto. Spero tu mi possa richiamare presto. Ti amo ancora sai? Lady X”. Sta ancora parlando con Silvio Berlusconi. Che, immagino, gli avrà risposto firmandosi “Mazinga Zeta”.

6) (Nel pomeriggio dello stesso giorno, scrive):“Ma perché non mi metti dietro solo il Mora invece k le lesbike??”. Qui non
si capisce se sta alludendo a una posizione kamasutrica, a un sandwich con due olgettine o sta scrivendo la sceneggiatura del nuovo film di Luca Barbareschi (futuro successo in prima serata  a Rai Tre). Nel dubbio, non mi rispondo.

7)“Spero k krepi kon le tue Troie”.
Sta rivolgendosi ancora (scusate: ankora) a Berlusconi. Il profluvio di kappa è ormai irrefrenabile. Del messaggio piace soprattutto quel “Troie” in maiuscolo. Probabilmente era convinta di essere dentro un poema omerico.
8 ) “Stai abusando di potere“. C’è arrivata financo Sarita Tommasi. E Veltroni no. Quando dici la sfiga.

9) “Ci vuole una buona reputazione per governare!! Anke tu fai festini Dinho deve tornare!”.
L’sms è importante perché lascia intendere che Sarita Tommasi era l’unica tifosa, insieme al marito di Benedetta Parodi, di Ronaldinho. Un giocatore così lento che perfino al Subbuteo gli hanno detto di essere meno statico.
10) (il mio preferito). Riprendi subito Ron nella tua squadra di merda o ti faccio escludere da Obama e dai grandi del mondo e dalla politica internazionale”

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Calma: questo è un messaggio importante. Ci dice tante cose. Ad esempio che Sarita Tommasi conosce molto bene Obama. E conosce benissimo la politica internazionale (qualsisi cosa voglia dire). Ha un potere tale da cacciare Berlusconi dall’Olimpo del mondo. Non solo: se vuole si trasforma in un razzo missile, mangia libri di cibernetica, tra le stelle sprinta e va (ma un cuore umano ha).
Tutto molto bello. Però ho ancora un dubbio: ma a Barck Obama, se Ron (il cantante?) andava via dal Milan, cosa gliene fregava?
Niente, non ci arrivo. Colpa mia. Dovevo laurearmi anch’io alla Bocconi. Come la Tommasi. Dovevo anch’io mangiare insalate di cibernetica. Protetto da scudi termici. Per poi diventare intergalattico. E andare a giocare su Marte. Senza così sentire gli spifferi di questo pseudo-Satyricon scritto malissimo.
Buona catastrofe.
P.S. Silvio Berlusconi ha appena detto che farà causa allo Stato. Anch’io. Per essersi fatto ridurre così. E per sua stessa mano.

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