sabato 12 febbraio 2011

Highly strung is over

Ieri avevo i nervi a fior di pelle. Anzi, a dire la verità erano due settimane che me ne andavo in giro tesa come la corda di un violino. Juan deve essersene accorto, perché lunedì mi ha fatto giungere la voce che il venerdì (cioè ieri sera) non avremo più ballato, salvo rivelare due giorni dopo che lo aveva detto solo per tranquillizzarmi (!). Non solo. Tutto il mondo sa che quando sono nervosa è meglio lasciarmi stare, anzi è consigliabile proprio girare al largo. In otto anni che stiamo insieme Wolf ha avuto modo di conoscere il mio lato oscuro e perciò credevo che anche in questa occasione - l'imminente presentación - si sarebbe limitato ad abbozzare con indifferenza alle mie dichiarazioni di guerra a Juan e compagnia bella. Invece no. Giovedì sera, di ritorno dalle prove a teatro, ero talmente esausta che sono sbottata e tra le lacrime ho dato il via alla mia filippica ma Wolf, invece di nascondere la faccia dietro a un quotidiano, correre a comprare le sigarette o scendere a bere una birra con chef, ha fatto l'errore di trasformarsi in un pasionario prendendo le mie difese e dicendomi cosa avrei dovuto dire a Juan quando mi sentivo trattata male (proprio tu, Wolf, marito mio). In pochi secondi il mio metro e sessantaquattro di altezza si è gonfiato fino a diventare un mostro nero dalle fauci spalancate e solo a quel punto Wolf ha capito che era meglio squagliarsela. 
Ce l'avevo con Juan perché il giorno prima dello spettacolo mi aveva inserita in un'altra parte di una coreografia che non avevo mai ballato prima e avevo solo una notte di tempo per memorizzare i passi (il che naturalmente significa che non ho chiuso occhio pensando ai movimenti da fare). In più, quando ci siamo ritrovati tutti al teatro alle 5 per le prove generali mi sono accorta di essere l'unica con il trucco nonostante Juan ci avesse chiaramente detto di presentarci già truccati. Il mio brusco saluto è stato chiedere delucidazioni in proposito per sentirgli dire che l'italiana (da qualche giorno mi chiama così) come al solito aveva capito male. Fortunatamente poco dopo è arrivata Bianca, anche lei truccata di tutto punto. Ci siamo guardate e ci siamo sentite immediatamente meglio (anche se rimaneva il mistero delle altre quindici ragazzine acqua e sapone). Del pomeriggio ho fissato nella memoria le immagini del riscaldamento fatto sotto al sole e poi al tramonto, le prove filate lisce, le chiacchiere e i massaggi per sciogliere i muscoli, le due volte che mi sono fatta accompagnare in bagno da Yole presa dal panico e la vestizione finale. Due ore dopo eravamo tutti pronti per andare in scena sotto il cielo stellato del Teatro del mar. Poi nero, luci, pubblico, musica, cou de pied, ronds de jambe, attitude, applausi, abbracci e baci tra i ballerini. Santa Cruz è stata nostra per una notte.

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