mercoledì 2 febbraio 2011

Altro che Özpetek!

Oggi l'amica Kira, conosciuta anche come Kari (roba da anagrammisti), ha portato Miss Loto, papà Po e mamma Qiu a pranzo da Dhara. Dhara è una simpatica signora del Kashmir che ogni mercoledì trasforma cucina e sala da pranzo in un ristorante indiano autogestito organizzato in due turni, il primo all'una e un quarto e il secondo alle tre. Per la modica cifra di ottanta pesos (poco più di 4 euro), e dietro prenotazione, gli ospiti possono degustare una entrada, un plato fuerte di una differente regione dell'India, agua de sabor dolce e rinfrescante a volontà, ed essere intrattenuti dall'allegra ed estrosa padrona di casa. All'una e tredici la famigliola Zeta, guidata da Kira, ha attraversato il cortiletto di Villa Dhara per essere accolta dai profumi delle spezie indiane e dall'abbraccio caloroso della cuoca. 
"Visto che oggi c'è una maggioranza di italiani ho una sorpresa per voi!" dice nel suo inglese acciaccato da un piacevolissimo accento che a Loto fa subito venire in mente quei meravigliosi personaggi del grande schermo, protagonisti di intrighi e avventure in cinemascope. 
Gli ospiti del giorno sono per l'appunto due italiani (Po e Qiu), una italofinlandese (Loto), una italoperuviana (KiraKari o KariKira), un'americana (insegnante d'inglese all'Università), una francese (anche lei insegnante) e un argentino, el Pocho, amico carissimo di Kira&co. Idiomi e accenti si mescolano ai sapori speziati dell'India mentre si parla dei fatti del giorno, del Día Mundial de los Humedales (la giornata mondiale delle zone umide) che ricorre oggi, della  manifestazione  contro la costruzione di un resort con tanto di campo da golf (che nel giro di qualche anno distruggerà una delle  spiagge più belle della costa nonché l'adiacente riserva naturale), degli eventi del mese e di altre cose, tutti seduti alla stessa tavola, tutti uniti dal piacere del cibo e della compagnia.  
Serviti gli ospiti, Dhara corre al piano superiore e torna con un foglio, ne mostra la scrittura sbiadita dal tempo come per assicurare la veridicità di quei venticinque anni che dice sono passati da quando una sua amica, in Nigeria, glielo ha regalato, e si mette a leggere "The Italian who went to Detroit" impostando un discreto accento italiano (che poco dopo torna a suonare immancabilmente indiano):

One day I ma gonna Detroit to bigga hotel. I go down to breakfast. I tella the waitress I wanna two pissis toast. She bring me only one piss. I tell her I wanna two pisses. She say go to the toilet. I say you no understand, I wanna two piss onna my plate. She say you better no piss onna plate, you sonna va bitch. I don't even know the lady and she calls me a sonna va bitch!
Later I go to eat at the bigga restaurant. The waitress she bring me a spoon and knife but no fock I tell her I wanna fock. She tell me everyone wanna fock. I tell her you no understand, I wanna fock onna table. She say you better no fock onna table, you sonna va bitch.

So I go back to my room inna hotel and there isa no shit onna ma bed. I call the manager and I tella him I wanna shit. He tell me to go to the toilet. I say you no understand, I wanna shit onna my bed. He say you better no shit onna bed, you sonna va bitch.

I go to the check-out and the man at the desk say, "Peace on you". I say, "Piss onna you too, you sonna va bitch. I gonna back to Italy"

Loto e Kari hanno già prenotato due posti a tavola mercoledì prossimo, alla stessa ora. Le aspettano le deliziose polpette di Dhara (lei giura di farsi dare la carne più magra chiedendo di eliminare anche il più minuscolo pezzo di grasso prima di farla macinare) e chissà quale altra prelibatezza indiana e quale altra storia... 

Le fate ignoranti

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