“Preferisco leggere o vedere un film piuttosto che
vivere... nella vita non c'è una trama” - Groucho Marx.
L'altro giorno nella città di Oaxaca si è inaugurata la 32ª Feria
Internacional del Libro che quest'anno all'insegna del motto ¡Que viva la
literatura!, oltre a ospitare un centinaio di autori ed eventi, ha omaggiato lo
scrittore, poeta e traduttore messicano José Emilio Pacheco.
Nell'incontro che
si è tenuto nella capitale dello stato di Oaxaca lo scorso primo novembre (nel bel mezzo
della festa dei morti) l'opera dell'autore di Le battaglie nel deserto è
stata riconosciuta da un piccolo gruppo di colleghi e amici composto da Sergio
Pitol, Margo Glantz, Juan Villoro e Marcelo Uribe. Seduti comodamente in sofà
sul palco dell'elegante teatro Macedonio Alcalá, questi esponenti della
letteratura messicana si sono lanciati a turno in calorosi discorsi.
La Glantz
ha raccontato di un viaggio intrapreso con l'amico e Carlos Monsiváis in Cile,
di come i due gentiluomini facessero a gara a chi conoscesse il maggior numero
di versi di Pablo Neruda, Enrique Lihn, Osvaldo Díaz Casanueva e Vicente
Huidobro, mentre lei stava a guardarli a bocca aperta. “Poi mi chiedevano chi
dei due avesse migliore memoria. Quando dicevo José Emilio, Carlos si
arrabbiava. Quando dicevo Carlos si arrabbiava José Emilio... Credo sia stato
uno dei viaggi più divertenti della mia vita, anche se poche volte il mio
cervello è stato tanto bombarbato da erudizione e intelligenza. Tornai in
Messico convinta che Schopenhauer avesse ragione nel dire che 'La donna è un
animale dai capelli lunghi'”.
Dopo l'intervento della scrittrice, Pitol ha
sottolineato come José Emilio Pacheco abbia affrontato tutti i generi letterari
e che, come gli uomini del Rinascimento, avesse intuito ben presto che la
saggezza sta nell'integrare tutto in tutto, il grandioso con il minuscolo,
l'ermetismo con la grazia, il pubblico con l'invisibile. “Il mio debito con
l'amicizia e l'opera di questo signore è enorme... A soli 19 anni Pacheco già
mostrava una maturità nella scrittura, incluso mi sembrava inconcepibile che
qualcuno che avesse meno di 20 anni potesse aver prodotto con tanta naturalezza
storie tecnicamente ambiziose, con un ritmo e dominio del linguaggio perfetti e
un'architettura solida e allo stesso tempo poco visibile”.
Ma forse il discorso
più bello è stato quello di Juan Villoro, che era appena un bambino quando José
Emilio era già grande e rinomato. Lo scrittore e giornalista messicano ha
dichiarato che prima di Pacheco e del racconto El parque hondo, nella
letteratura messicana i bambini erano puniti o assenti (“arrivavano, facevano
rumore e se ne andavano”). Ha ricordato che grazie a José Emilio la cultura
popolare è entrata a far parte della letteratura, perché l'autore di Il
principio del piacere è stato il primo a inserire una sveglia di Bugs Bunny
in un'opera e le parole Tae Kwon Do in una storia e a scoprire chi fosse il
lottatore mascherato El Santo.
“Preferisco leggere o vedere un film piuttosto che vivere... nella vita
non c'è una trama” diceva Groucho Marx. Eppure a sentire narrare la vita di uno
scrittore come José Emilio Pacheco viene da pensare che Marx non avesse poi
così tanta ragione.
(uscito nel novembre 2012 su Mexican Radio: una reporter in terra di mariachi, il blog che pubblico ogni mese su Freequency, la rivista per iPad che si può scaricare gratuitamente qui)
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