venerdì 9 maggio 2014

¡Que viva la literatura!

“Preferisco leggere o vedere un film piuttosto che vivere... nella vita non c'è una trama” - Groucho Marx.


L'altro giorno nella città di Oaxaca si è inaugurata la 32ª Feria Internacional del Libro che quest'anno all'insegna del motto ¡Que viva la literatura!, oltre a ospitare un centinaio di autori ed eventi, ha omaggiato lo scrittore, poeta e traduttore messicano José Emilio Pacheco. 

Nell'incontro che si è tenuto nella capitale dello stato di Oaxaca lo scorso primo novembre (nel bel mezzo della festa dei morti) l'opera dell'autore di Le battaglie nel deserto è stata riconosciuta da un piccolo gruppo di colleghi e amici composto da Sergio Pitol, Margo Glantz, Juan Villoro e Marcelo Uribe. Seduti comodamente in sofà sul palco dell'elegante teatro Macedonio Alcalá, questi esponenti della letteratura messicana si sono lanciati a turno in calorosi discorsi. 

La Glantz ha raccontato di un viaggio intrapreso con l'amico e Carlos Monsiváis in Cile, di come i due gentiluomini facessero a gara a chi conoscesse il maggior numero di versi di Pablo Neruda, Enrique Lihn, Osvaldo Díaz Casanueva e Vicente Huidobro, mentre lei stava a guardarli a bocca aperta. “Poi mi chiedevano chi dei due avesse migliore memoria. Quando dicevo José Emilio, Carlos si arrabbiava. Quando dicevo Carlos si arrabbiava José Emilio... Credo sia stato uno dei viaggi più divertenti della mia vita, anche se poche volte il mio cervello è stato tanto bombarbato da erudizione e intelligenza. Tornai in Messico convinta che Schopenhauer avesse ragione nel dire che 'La donna è un animale dai capelli lunghi'”. 

Dopo l'intervento della scrittrice, Pitol ha sottolineato come José Emilio Pacheco abbia affrontato tutti i generi letterari e che, come gli uomini del Rinascimento, avesse intuito ben presto che la saggezza sta nell'integrare tutto in tutto, il grandioso con il minuscolo, l'ermetismo con la grazia, il pubblico con l'invisibile. “Il mio debito con l'amicizia e l'opera di questo signore è enorme... A soli 19 anni Pacheco già mostrava una maturità nella scrittura, incluso mi sembrava inconcepibile che qualcuno che avesse meno di 20 anni potesse aver prodotto con tanta naturalezza storie tecnicamente ambiziose, con un ritmo e dominio del linguaggio perfetti e un'architettura solida e allo stesso tempo poco visibile”. 

Ma forse il discorso più bello è stato quello di Juan Villoro, che era appena un bambino quando José Emilio era già grande e rinomato. Lo scrittore e giornalista messicano ha dichiarato che prima di Pacheco e del racconto El parque hondo, nella letteratura messicana i bambini erano puniti o assenti (“arrivavano, facevano rumore e se ne andavano”). Ha ricordato che grazie a José Emilio la cultura popolare è entrata a far parte della letteratura, perché l'autore di Il principio del piacere è stato il primo a inserire una sveglia di Bugs Bunny in un'opera e le parole Tae Kwon Do in una storia e a scoprire chi fosse il lottatore mascherato El Santo.



“Preferisco leggere o vedere un film piuttosto che vivere... nella vita non c'è una trama” diceva Groucho Marx. Eppure a sentire narrare la vita di uno scrittore come José Emilio Pacheco viene da pensare che Marx non avesse poi così tanta ragione.

(uscito nel novembre 2012 su Mexican Radio: una reporter in terra di mariachi, il blog che pubblico ogni mese su Freequency, la rivista per iPad che si può scaricare gratuitamente qui)


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