venerdì 9 maggio 2014

Café Pluma... what else?

Il Café Pluma è un caffè messicano organico riconosciuto a livello internazionale. Gli europei – con finlandesi, svedesi e svizzeri in testa – sono i principali clienti di questo prodotto del quale consumano più di dieci chili all'anno a persona. Contraddistinto da un aroma fruttato, pungente, di carattere, viene coltivato nella zona della Cuenca del Río Copalita, nello stato di Oaxaca, dove la composizione naturale della terra, l'altitudine, la vicinanza al mare e le condizioni ecologiche del bacino del fiume ne consentono la crescita ottimale e di conseguenza l'alta qualità. 

Per una serie di motivi che non vi sto a raccontare, all'inaugurazione della 4ª edizione della Expo Fiera del Caffè che ogni anno si tiene a Pluma Hidalgo sono stata nominata ambasciatrice del Café Pluma. Io, che proprio di recente ho dovuto rinunciare alla mia dose quotidiana di caffè per una stupidissima gastrite e che ormai bevo quasi solo decotto al carciofo. Però non potevo rinunciare all'idea di competere con George Clooney che ogni giorno, quando ancora vivevo in Italia, mi guardava per qualche secondo dal piccolo schermo con aria di sfida prima di uscirsene con un “what else?”. Tuttavia, a differenza del caffè che promuoveva l'ultimo divo di Hollywood, Pluma è coltivato in maniera naturale, in piena condivisione dei dettami dell'agricoltura biologica e non viene prodotto attraverso manodopera minorile, debitoria, forzata o proveniente da traffico di esseri umani. 

Ciononostante non ha ancora ricevuto la denominazione di origine il che implica che i produttori sono costretti a venderlo a 130 pesos al chilo, quando il commerciante smercia quello che i poeti chiamavano “il nettare nero dei sogni bianchi” a 20/30 pesos la tazza (notare che con un chilo di grani si producono 100 tazze di caffè). Come se non fosse abbastanza, tutto ciò permette a una nota catena di fast food di spacciare per Café Pluma un caldo liquido nero quando magari è solo acqua sporca. E dire che dai chicchi di caffè dipendono più di tre milioni di messicani coinvolti nelle attività di semina e raccolta. È il sesto frutto agricolo di maggiore esportazione e da tempi immemori il Messico lotta quotidianamente con Brasile, Colombia, Vietnam, Etiopia, Guatemala, Honduras, Uganda e Indonesia per il primato nel mondo. Però tra tutti, Messico è il principale produttore di caffè biologico ed è un pioniere in questo senso.

Come ambasciatrice del Café Pluma ho ricevuto una corona, lo scettro e la responsabilità di mantenere alto il suo nome in attesa della denominazione di origine. E, ciliegina sulla torta, mi sono state date in dono due piantine di caffè che ho piantato nel minuscolo giardino di fronte alla mia casa, all'ombra di un albero, proprio sotto a una goccia persistente d'acqua dovuta a una perdita di una tuberia. L'ambiente ideale. L'altro giorno il ragazzino che passa a ritirarmi i rifiuti in cambio di 10 pesos e una manciata di biscotti, indica i due arboscelli e mi chiede cosa siano. “Sono piantine di caffè” gli dico e non faccio neanche in tempo ad aggiungere altro che replica, lasciandomi senza parole: “E quanto tempo ci vorrà perché tu possa bere una tazza di Nescafé?”.
Ok, George, per questa volta hai vinto tu.

(uscito nel giugno 2012 su Mexican Radio: una reporter in terra di mariachi, il blog che pubblico ogni mese su Freequency, la rivista per iPad che si può scaricare gratuitamente qui


Nessun commento:

Posta un commento