venerdì 4 febbraio 2011

A piedi nudi nel parco

L'altro giorno, di ritorno da danza, mi sono fermata a fare due chiacchiere con Bettina, una sorridente signora messicana di quarantacinque anni circa, dai modi gentili, proprietaria di un caffè ubicato di fronte alla marina di Santa Cruz, a duecento metri da dove vivo attualmente con Wolf. Fino a fine luglio scorso abitavamo proprio al di sopra del suo locale e ogni mattina venivamo svegliati dall'invitante profumo dei suoi deliziosi dolci. Da quando ci siamo trasferiti non la vedo più con la stessa frequenza di prima, anche perché spesso ci incrociavamo la mattina, quando entrambe andavamo incontro al basurero con le nostre buste della spazzatura, ma adesso che vivo dall'altra parte del parco non succede più perché il camion della nettezza urbana si ferma sotto casa mia. L'altro giorno però ho visto che era seduta nel suo angoletto pacifico, sotto ai portici, a due passi dal mare e dalle barche attraccate al porticciolo e, invece di dirigermi direttamente verso casa, ho deciso di andarla a salutare. Seduta a quel caffè insieme alla proprietaria c'era una simpatica signora dai capelli lunghi, ondulati e grigi di nome Rocío che scopro essere una pittrice di Puerto giunta in città per esporre a una mostra collettiva. Bettina mi fa i complimenti per il mio programmino in radio e mi indica le casse esterne di uno stereo che le hanno regalato da poco. "Adesso ho anche la musica", mi annuncia trionfante. Al ché mi rendo conto che è dimagrita tantissimo! Quando glielo dico s'illumina, si alza in piedi, si sfila il grembiule dalla testa e mi mostra tutta orgogliosa il suo figurino, manca solo che mi faccia una piroetta. "Ho perso quindici chili!". Mi racconta di aver avuto un problema con la schiena e di essere andata dal dottore, che le ha consigliato di dimagrire perché l'eccessivo peso era una delle cause, raccomandandole però di non mettersi a dieta ma di iniziare a fare esercizio. La immaginavo svegliarsi alle cinque del mattino per andare a passeggio un'ora prima di prepararsi per andare al lavoro e, ancora, in cammino verso il centro dopo la chiusura del caffè, alle quattro del pomeriggio. "E poi amo ballare! Ogni sabato sera a vado a El Depa e una volta che mi piazzo in pista non mi stacco più. Perché sabato non vieni anche tu?". 

Cara Bettina, se tu sapessi come è la vita nei paesi da dove vengo. Se sapessi che la gente non ha più tempo per fermarsi a chiacchierare con i conoscenti incontrati nei caffè, per strada, per caso... che spesso i vicini di casa non conoscono i nomi dei loro dirimpettai... che tutto va di fretta, le persone, le automobili, il tempo. Io lì, cara Bettina, ci ho vissuto, e anche io ho corso, corso, corso. Ma adesso sono qui e voglio ricominciare da capo. Camminando, come te. Possibilmente a piedi scalzi.

4 commenti:

  1. incantevole il tuo modo di scrivere..
    buone ballate (a piedi scalzi)

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  2. Tesoro, come ti ho sentita forte in questo post! E quanto hai ragione!
    Sai, però, che io penso che alla fine non è tanto il paese quanto il mare che faccia tutto: la voglia di incontrarsi, di parlare, di camminare...

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  3. lalaiza, lo penso anch'io. tant'è vero che a città del messico la vita è più frenetica. questo è uno degli ultimi angoli di paradiso sul mare. speriamo che il progresso non ce lo rovini troppo presto.

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