lunedì 4 aprile 2011

Up In The Air

Venerdì scorso all'aeroporto internazionale Hux si è celebrato l'evento dell'anno: l'arrivo del primo volo di Viva Aerobús, la nuova linea aerea economica (stile Ryan Air) che collega questo piccolo pueblo con tre pescatori e un cane a Città del Messico. Ovviamente tutte le personalità politiche, Mr. Handsome in testa, nonché tutta la prensa dello stato di Oaxaca - compresi io, il negro e altri colleghi di qui - erano presenti all'evento, sebbene io fossi andata esclusivamente in veste di autista.

Alle 6.30pm, quando dal ristorante dove ero seduta in compagnia di un costruttore di Juchitán giunto lì per affari, abbiamo sentito l'inconfondibile suono dell'atterraggio, ero già entrata in un'altra dimensione con l'amico Ángel. Era da un paio di ore infatti che si parlava di cinema. Lui, un signore sui 45 anni dalla faccia simpatica, gli occhi brillanti, il sorriso sincero, non appena ha saputo che lavoravo nel cinema come giornalista ha intavolato un discorso sulla settima arte in cui mi spiegava il suo amore per Fritz Lang, Pier Paolo Pasolini e François Truffaut (chiedendomi ogni volta come si pronunciassero); mi narrava dei film che gli avevano cambiato la vita, di come facesse un lavoro regolare e avesse questa grande passione per il cinema. "Da quando ero piccolo, appena potevo scappavo in un cinematografo a perdermi nel grande schermo". Gli mostro la mia foto con Al Pacino e lui, quasi commosso, mi dice di aver profondamente amato il personaggio di "Sonny" in Quel pomeriggio di un giorno da cani di Sidney Lumet. Poi mi guarda felice, come un bambino che ha appena ricevuto un regalo, e mi ringrazia. "Non ho mai trovato nessuno con cui parlare di cinema in questa maniera". Subito dopo, indicandomi il libro che avevo notato appoggiato sul tavolo mi racconta di quella volta in cui è stato in Bolivia a vedere la stanza in cui fu ucciso Che Guevara. Senza alcun imbarazzo mi rivela di essersi messo a piangere nel vedere la lastra di pietra sulla quale fu fotografato il corpo senza vita del Che. A quel punto ci raggiunge il negro che ha finito il suo giro di interviste. Quando faccio per salutare Ángel lui mi dona il suo libro. El cuaderno verde del Che, con le poesie di Pablo Neruda, Nicolás Guillén, César Vallejo e León Felipe che Ernesto Guevara de la Serna si era annotato in un quaderno verde che portava sempre con sé. Commossa, gli chiedo di scrivermi una dedica. Lo abbraccio ed entro nella parte dell'autista, quella che ha fretta di tornare a casa per preparare la cena al marito che l'aspetta. Solo più tardi, dopo aver cucinato, riesco a leggere la dedica che mi ha fatto. "Sentados en este aeropuerto viajamos en este avión llamado cine con palomitas incluidas nos encontramos con la poesía y la música y a este personaje excepcional llamado Che". Firmato, Ángel.

Se tutti gli uomini del mondo fossero come gli uomini illuminati di Juchitán, sono sicura che il mondo sarebbe un posto migliore.


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